Tutti gli articoli di Umberto Bindi

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E PROFESSIONISTI

Trascrivo e condivido in pieno l’articolo del collega GIANCARLO ALLIONE pubblicato su EUTEKNE il 24 maggio 2024 sulle tante voci che circolano sull’Intelligenza Artificiale. C’è tanto da capire e su cui riflettere…

Il dibattito sull’intelligenza artificiale comincia ad essere articolato. Non è questa la sede per affrontare il tema dell’incremento mostruoso dei consumi energetici (i dati effettivi sono al momento in modo piuttosto inquietante ancora di fatto tenuti segreti), o delle conseguenze sociali (disoccupazione indotta) o di incremento potenziale delle attività criminali.

Proviamo piuttosto a concentrarci sui reali effetti che l’introduzione dell’intelligenza artificiale sta avendo nell’ambito professionale, cercando di superare l’effetto “wow” che indiscutibilmente produce un motore di AI generativa. Savino Gallo (si veda “L’AI un concorrente «reale» per i professionisti” del 17 maggio 2024) ha dato conto di una ricerca secondo la quale il 25% degli intervistati sostituirebbe il proprio professionista con un motore di intelligenza artificiale.

È evidente che, chi ha risposto così, di certo non ha mai provato a risolvere un problema vero utilizzando bot anche evoluti. L’effetto criceto che corre nella ruota, almeno per la mia esperienza personale, è stato praticamente una costante.

La totale spersonalizzazione del rapporto si tira dietro quale corollario diretto la totale non assunzione di responsabilità. Se il bot sbaglia o non fornisce risposte, chi risponde? Farai una causa, se va bene, a qualche limited di Seattle e, se va male, a qualche indirizzo internet delle Bahamas? Davvero sorprendente ed emblematico, in proposito, il recente caso di una compagnia aerea che, chiamata a risarcire un utente per le informazioni errate fornite dal proprio chatbot, ha scaricato la responsabilità sul bot stesso in quanto ritenuto dalla compagnia un’entità separata dotata di autonoma responsabilità per le proprie azioni (?!).

Vi è poi il tema enorme dell’affidabilità delle risposte. È di fatto impossibile controllare il 100% delle risposte fornite da un sistema AI. Lo stesso ChatGPT dichiara sul suo sito che le risposte possono contenere errori e invita a verificare. Se una risposta però è attendibile al 98%, in un contesto professionale vero e serio non serve a nulla. O posso prendere e fare quello che la macchina mi suggerisce, oppure se devo controllare l’output, anziché “n” documenti, semplicemente ne dovrò leggere “n+1”.

Copiare da uno è copiare. Copiare da molti è fare una ricerca, copiare da tutto il mondo è l’intelligenza artificiale. Proprio perché di intelligente non hanno nulla, i motori di intelligenza artificiale sono “solo” in grado di sintetizzare una quantità mostruosa di informazioni, ma se nessuno gliele fornisce, nulla possono. I motori di intelligenza artificiale vanno dunque istruiti e, sotto questo profilo, i tool attualmente disponibili sono furbissimi. Attraverso l’interazione spinta con l’utente (dialogare con una macchina che ti risponde è per altro uno degli elementi più accattivanti) il sistema impara e impara veloce.

Non è quindi difficile immaginare schiere di volenterosi professionisti che dedicano e dedicheranno milioni di ore, e forniranno documenti, gratuitamente ai vari sistemi, che poi una volta addestrati a puntino saranno rivenduti a loro e ai loro stessi clienti.
Lo schema ricorda quello del Registro Imprese, dove centinaia di migliaia di operatori forniscono informazioni strutturate a un sistema che, previa elaborazione automatica, poi te le rivende.

Non si deve banalizzare questa tecnologia, vero. Va conosciuta in modo approfondito per poterla utilizzare in modo appropriato e profittevole, evitando di abboccare alle sirene commerciali che la propinano come salsa buona per ogni pietanza. Il rischio è di farci carico, come è accaduto per la fattura elettronica, di costi ulteriori solo per spostare il lavoro dalla produzione al controllo dell’output della macchina facendoci poi pagare dai clienti esattamente quanto prima.

Dunque, valutiamo bene che i miglioramenti apportati siano consistenti. Certamente lo potranno essere per alcuni processi contabili, molto meno per tutte le situazioni dove interviene il giudizio professionale.
Gary Gensler, presidente della SEC, ha inventato il termine «AI washing», per descrivere l’approccio dalle imprese che ricorrono nella loro comunicazione all’AI senza, o con pochi, riscontri concreti e non sono poche le start up fondate sull’AI che, pur avendo raccolto miliardi di dollari in finanziamenti, fanno fatica a far quadrare il conto economico.

Ma soprattutto non contribuiamo a banalizzare il nostro lavoro.
Da un lato piantiamola una volta per tutte di denigrare (e accettare che vengano denigrate) attività come la tenuta della contabilità, la predisposizione di dichiarativi e adempimenti. Sono un servizio importante che consente ai clienti di risparmiarsi un sacco di tempo e di fastidi e, soprattutto, di avere qualcuno a cui rivolgersi qualunque cosa accada. Dall’altro evitiamo di essere i primi a trasmettere la convinzione che quel che facciamo possa essere fatto uguale o meglio da una macchina. Senza contare che un documento prodotto dall’AI si riconosce lontano un miglio.

Non è (ancora) per nulla vero che AI sia in grado di sostituire i professionisti, anche nelle loro funzioni apparentemente più elementari. Coltiviamo piuttosto il rapporto con il cliente, che è la base di tutto. Anche perché, se un mio fornitore non ha tempo per parlare con me e preferisce farmi parlare con una macchina per ridurre i propri costi, perché dovrei preferirlo a chi continua a considerarmi una persona e non solo un conto corrente da tosare?

NUOVO LIMITE ALL’USO DEI CONTANTI 2023

Nuovo limite dal 1° gennaio 2023 per la circolazione del contante che passa dai precedenti 1.999,99 euro a 4.999,99 euro.

Vanno presi in considerazione, come noto, i trasferimenti di denaro contante o assegni al portatore, per un importo superiore alla soglia indicata, effettuati a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, ovvero tra entità giuridiche distinte.

Non configurano trasferimenti tra soggetti diversi, e, pertanto, non richiedono la verifica dell’avvenuto superamento del limite previsto, i trasferimenti di denaro tra conti, libretti, depositi ecc. della stessa persona e neanche tra l’imprenditore individuale e la sua ditta, essendo pertanto ammessi spostamenti, conferimenti (o prelevamenti) in denaro contante anche superiori alla soglia prevista.

Dal 01.01.2022 si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 euro a 50.000 euro.

Resta inoltre ferma la specifica deroga prevista per i turisti stranieri, i quali, al ricorrere di specifiche condizioni, possono effettuare acquisti in contanti entro la soglia dei 15.000 euro. Vanno applicate specifiche modalità nel caso in cui uno straniero voglia pagare in contanti per cifre superiori a 1.000 euro: siete pregati di contattare lo studio in anticipo.

ASSEGNO UNICO 2022

Informiamo che, dal 1° marzo 2022 viene istituito l’Assegno Unico e universale per i figli a carico, che costituisce un beneficio economico attribuito, su base mensile, per il periodo compreso tra marzo di ciascun anno e febbraio dell’anno successivo.

L’assegno è un contributo economico rivolto alle famiglie con figli a carico, per ogni figlio, dal 7° mese di gravidanza fino ai 21 anni di età (dai 18 ai 21 soltanto se seguono un corso di formazione scolastica, professionale o di laurea, hanno un reddito da lavoro inferiore agli 8.000 euro o se sono registrati come disoccupati presso i servizi pubblici per l’impiego). Per i figli con disabilità, spetta senza limiti di età.

L’importo spettante varia in base alla condizione economica del nucleo familiare sulla base dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) di tipo Ordinario o Minorenni (da presentare nel 2022 relativo a patrimonio e redditi 2020) e va:

  • da un massimo di 175 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 15.000 euro,
  •  a un minimo di 50 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 40.000 euro
  • Gli importi sono dimezzati per la fascia di età da 18 a 21 anni (€. 87,50 – €. 25,00)

L’assegno unico sostituisce i precedenti: Premio alla nascita (Bonus mamma domani), Assegno di natalità (Bonus bebè), Assegni nucleo familiare e detrazioni per i figli a carico al di sotto dei 21 anni. Rimarrà invece vigente il bonus nido.

Per ottenere l’assegno, le famiglie possono fare domanda a partire dal 1° gennaio 2022 accedendo al portale INPS (sez. Entra in MyINPS), mediante credenziali SPID, Carta identità elettronica o CNS ( es. tessera sanitaria attiva) oppure tramite uffici autorizzati e patronati.

Limitatamente al 2022, per i primi due mesi dell’anno (gennaio-febbraio) si continuerà  a godere delle prestazioni economiche ottenute a seguito della presentazione dei vecchi assegni familiari (ANF) nel caso di lavoratori dipendenti ovvero dell’assegno unico temporaneo nel caso di lavoratori autonomi e/o disoccupati.

Le domande presentate fino al 30 giugno 2022, danno diritto a ricevere gli arretrati a decorrere dal mese di marzo 2022.

L’assegno viene erogato direttamente da INPS sul conto corrente di entrambi i genitori in pari misura o, previo accordo degli stessi, su un unico conto corrente che deve essere indicato sulla domanda.

L’NFT di “Novecento”, si intravedono nuovi orizzonti.

Ho letto THE GAME di Baricco durante la pandemia e c’ho trovato tanto del mio vissuto di giovane Cinquantenne, nato all’alba dell’era digitale e che ha attraversato ogni momento dello sviluppo di questo “nuovo mondo”. Nuovo mondo sul lavoro ma in realtà, ovunque: film, musica, testi, comunicazioni, contatti, apprendimenti, conoscenza, informazione, firme, identità, soldi … tutto passato nel digitale o in corso di passaggio. Mi è sempre piaciuto Baricco, come scrittore ma soprattutto come autore poliedrico (mitico il suo TOTEM) e quindi quando posso, lo seguo. Oggi (15 gennaio 2022) su Repubblica un nuovo capitolo del suo essere scrittore, che parla non solo di letteratura, ma anche di nuovi mondi. Lo condivido nel mio sito perchè, secondo me, l’argomento ci riguarderà tutti…

Avrei una storia da raccontare. Che mi è successa. O che ho fatto succedere, non so. Sfumature. La racconto perché lì dentro c’è quel che mi preme dire su una svolta, l’ennesima, che sta modificando la nostra civiltà digitale. In un certo senso è un capitolo che sento di dover aggiungere a The Game: un libro che, lo so, non smetterò mai di scrivere.

Alessandro Baricco 

Allora. Il primo giorno del 2022, smaltito il cenone, e sfuggito ai medici che mi stavano marcando stretto (ma questa è un’altra storia) mi sono chiuso in un piccolo studio di registrazione. Un amico che lavora col suono ha sistemato il microfono e altre cose che sapeva lui. Quando tutto era pronto, mi son messo a leggere Novecento, dalla prima riga all’ultima. L’ho fatto a voce alta, come se lo leggessi a me stesso. Il mio amico ha registrato. Poi ha editato per bene e alla fine mi ha consegnato un file di 80 megabyte, lungo 85 minuti. Qualche giorno fa ho preso quel file e, con l’aiuto di un altro amico che invece sa di blockchain, l’ho coniato (minting), generando quello che si chiama un NFT. Oggi l’ho messo in vetrina su OpenSea, unmarketplace di NFT molto popolare. Titolo dell’opera: NovecentoThe source code. Nel mese di marzo 2022 sarà messo in vendita su blockchain Ethereum.

Se qualcuno si chiedesse perché ho fatto tutto questo casino la risposta è questa: volevo andare a vedere. Ho intravisto da lontano un’insospettabile rivoluzione del Game, e questa volta, invece che starmene lì a studiarla da casa mia, sono andato a vedere.

Posso spiegare.
Intanto ci sarebbe da capire cos’è un NFT.
Tutto nasce dalle criptovalute, cioè da quel denaro digitale che ha iniziato a esistere nel 2009, con la creazione dei Bitcoin. Alla fine si tratta pur sempre di monete, per quanto digitali, e quindi anche lì si pone il problema di coniarle, cioè di produrle e di assicurarne in qualche modo l’autenticità. La soluzione a questo problema non è una Zecca dello Stato che si mette a stampare denaro, ma un protocollo distribuito che si chiama blockchain. Va immaginato come una sorta di registro in cui oggetti digitali vengono fissati per sempre, autenticati e resi intoccabili. Curiosamente, non è controllato da un proprietario o da una banca: è una neutrale creatura matematica e la possiede una comunità che in quel registro si riconosce. Nessuna autorità superiore, nessun istituto bancario: è una comunità che si autodetermina. Fine.

Chi eventualmente fosse interessato a fare soldi con le criptovalute, può approfondire la faccenda. Qui è importante capire, piuttosto, uno snodo che si è prodotto quattro anni fa. Il fatto che si potessero autenticare dei dati digitali, in un certo senso coniarli, renderli immodificabili per sempre, ha acceso qualcosa nella testa di chi nel frattempo si occupava di arte contemporanea e in particolare di arte contemporanea digitale. Si devono essere detti: ma se io uso una blockchain non per coniare una criptovaluta, ma per autenticare un oggetto d’arte digitale, posso creare un originale di quell’opera, un numero zero unico per sempre, come i girasoli di Van Gogh quelli “veri”, non quelli che ci sono sulle tovagliette degli alberghi. In qualche modo conio una moneta (un token) che non uso come una moneta, per scambiarla, ma come un unicum, tipo la Numero Uno di Zio Paperone, per dire: una moneta non scambiabile ma da collezione (un Non-Fungible Token, un NFT). Se crei una cosa del genere, si saranno detti, hai creato qualcosa che chi investe in arte contemporanea può iniziare a trovare interessante. Quelli vanno pazzi per l’originale, l’autentico, il pezzo unico che un solo uomo al mondo possiede.

Non era un ragionamento sbagliato, a quanto pare. Nel 2021, da Christie’s è stato messo all’asta e venduto un NFT per la curiosa cifra di 69,4 milioni di dollari. Era un NFT generato dall’opera d’arte Everydays: the First 5000 Days. Autore, un digital artist americano noto come Beetle. Non era un caso isolato. Oggi la maggiore piattaforma che vende NFT – OpenSea – fattura due miliardi di dollari all’anno. (Ci son andato a fare un giro, e non è stato gradevolissimo. Da vero uomo novecentesco gironzolavo a cercare cose belle. Non è, mi hanno insegnato, il modo più appropriato. Può aiutare pensare all’arte concettuale, più che alle Madonne del ‘400: allora si inizia a percepire il senso del tutto.)

Una volta capito cosa sono gli NFT, si accede a quello che mi è sembrato il secondo livello del gioco: capire che non sono una circoscritta perversione della cripto art (nel qual caso, in fondo, chissenefrega), ma l’annuncio abbastanza chiaro di qualcosa che sta per succedere, e che riguarderà tutti quanti. Sono il segnale che un muro è saltato, una diga, un qualche steccato; non sono una variante brillante del gioco, sono l’apertura di un gioco diverso. Quello che si intravede negli NFT è una cultura, perfino un’etica, sicuramente uno stile di vita. Tutto si appoggia sull’esistenza di comunità che si gestiscono autonomamente riconoscendo e condividendo l’autorità di un libro mastro comune, una blockchain. Oggi i membri di quelle comunità si scambiano denaro senza che ci sia una sola banca a mediare la cosa, e la domenica mercanteggiano in opere d’arte bruttine o gadget di videogame. Ma in un domani neanche tanto lontano si scambieranno servizi di ogni tipo, quote di sapere, sistemi di governance. In un certo senso, con lo stesso semplice processo con cui io ho coniato un NFT, milioni di individui conieranno se stessi, in un tempo non molto lontano, iniziando a esistere in comunità nate dal basso, autogestite e geograficamente situate in un mondo parallelo. Imagine all the people…

Se vi state chiedendo quale sarà la relazione tra queste comunità separate e il mondo “reale”, il primo mondo, vi state facendo la domanda del momento. In ballo c’è il famoso metaverso, quello che in The Game io chiamavo l’oltremondo. Già in quelle pagine facevo notare come proprio la capacità di esistere su due piattaforme – un mondo primo, e un oltremondo – e di farlo in modo armonico, generando un unico sistema di realtà, fosse la capacità da cui si riconoscevano gli adatti al Game, i veri nativi della civiltà digitale. Ma quello che solo tre anni fa era ancora un innocente rimbalzare tra reale e virtuale, ora diventa, con le blockchain, qualcosa di molto più radicale e profondo. Se vi spaventava che vostro figlio avesse una sua immagine sui social che non quadrava con la sua presenza reale nel mondo, aspettate di diventare milionari nel mondo parallelo delle criptovalute e vi passerà la paura. Quando voterete grazie a una blockchain i provvedimenti che la vostra città prenderà il lunedì dopo contro il Covid, da tempo avrete smesso di ritenere una follìa farsi curare da un algoritmo in una clinica che esiste solo nel metaverso.

Insomma, il micidiale triangolo blockchain-criptovalute-NFT annuncia un centro magnetico che sembra capace di attrarre un sacco di cose. È interessante notare come il suo habitat originario sia schiettamente economico: questa volta non c’entra il tempo libero, il desiderio di comunicare, la comunità scientifica, e neanche le esigenze dei militari: il prossimo capitolo del Game nasce in un habitat molto preciso e circoscritto: i soldi. Abbiamo iniziato a manovrare diversamente il denaro, da lì finiremo a manovrare diversamente il lavoro, e concluderemo in bellezza smantellando l’idea tradizionale di Azienda e di Impresa, decollando tutti verso uno scenario tipo “tutti imprenditori, tutti padroni di se stessi”. Tenete a mente questa sigla, DAO, e andate a cercarvi cos’è. L’ennesima mutazione del Capitalismo è in arrivo, gente. Fin d’ora si può intuire che prenderà forza e velocità da un evento che chiarissimo si sta stagliando all’orizzonte: la originaria, principale e totemica ambizione del Game – eliminare le mediazioni e i mediatori – dopo essere sostanzialmente fallita negli anni dieci del millennio, ora sta tornando più forte di prima: e questa volta dispone di armi molto più potenti che uno smartphone. Gli NFT sono lì a testimoniarlo.
Insomma, alla fine della cripto art ci si può anche disinteressare lietamente: ma farlo degli NFT è incauto perché in loro si può riconoscere quel tipo di torsione culturale – apparentemente innocua, ma in verità violentissima – che in anni recenti, ogni volta, ha certificato un cambio radicale del nostro stare al mondo. Bisogna stare attenti, quando la si sente arrivare sotto la pelle. Più che scappare, o perdere tempo a giudicarla, bisogna stare lì a studiarla.


Questa volta ho pensato che il modo migliore per studiarla fosse proprio starci dentro.
Allora mi sono informato: a nessuno era ancora venuto in mente di fare un NFT letterario. Splendida notizia, ho pensato. Poi per alcune notti ho dormito poco. Naturalmente avrei potuto limitarmi a fotografare la prima pagina del mio nuovo romanzo, sullo schermo del mio computer. O farmi un video mentre ne scrivevo un pezzo. Come si dovrebbe ormai aver capito, è l’operazione intellettuale che conta, in questo genere di cose, non tanto la “bellezza”, o la quantità di fatica che fai a produrla. Ma ho poi scoperto che in realtà quando entri nel meccanismo, in quella cultura lì, ti si accendono delle connessioni inaspettate, alcune regole grammaticali, perfino una specie di gusto. E insomma, a un certo punto mi è venuto in mente Novecento.

Sono quasi trent’anni che quel testo viene messo in scena, o letto come libro, o adattato per lo schermo, per le marionette, per le ombre cinesi e non so che altro. Una Babele bellissima, per carità, ma a un certo punto quel che è successo è che mi è venuto un desiderio micidiale di spegnere quel grande brusìo e vedere se ritrovavo l’inizio di tutto quel casino: se ritrovavo il Novecento che io avevo immaginato nell’istante in cui l’ho immaginato. Il suo sound originario, la sua musica autentica, il ritmo a cui l’ho ballato la prima volta. Mi son messo allora a montare uno spettacolo, e ho finito per girare nei teatri, un paio d’anni, a leggere Novecento, per cercare e suonare ogni volta quel sound dell’inizio. Ogni volta che lo leggevo sentivo che scendevo di qualche metro, giù, in quella specie di pozzo. Alla fine mi son ritrovato addosso, nella voce, qualcosa che era davvero, lo so con certezza, il fondo del pozzo. Novecento era lì, perfino bruttino, a tratti, ma originario, iniziale, unico. Ho allora tolto le scene, la musica, le luci, e insomma il palcoscenico. Son venuto via dai teatri. È rimasta giusto la mia voce, in una solitudine priva di pubblico. Nessuna immagine, nessuna parola scritta, solo un suono. Ecco il codice sorgente di tutto, ho pensato. Non so perché mi sia venuta fuori quella espressione, che non c’entra col fare letterario, ma ancora non ne ho trovata una più puntuale: il codice sorgente di Novecento.

Quando me lo sono immaginato, e ancora di più quando l’ho prodotto, il codice sorgente mi è sembrato un oggetto dal valore difficilissimo da definire. Cioè, per dire, dimenticate me e Novecento, fate un bel salto verso l’alto e pensate ad esempio a Cent’anni di solitudine, alla prima pagina di Cent’anni di solitudine: che valore avrebbe poter accedere al codice sorgente di quella pagina? Vederla come è stata per un lungo attimo nella mente di Gabo, subito prima di diventare testo fissato per sempre, e muto, e infinitamente interpretabile. Quanto darei per possedere quel codice sorgente?

Il sistema produttivo in cui gli scrittori lavorano non ha una riposta a questa domanda perché non possiede neanche la domanda. È un sistema precontemporaneo, molto novecentesco, dove esiste quasi soltanto il prodotto finale, che arriva al consumatore attraverso un numero sorprendentemente alto di mediazioni, manco venisse dalle Indie. Da un ventina d’anni gli scrittori hanno cambiato un po’ le cose iniziando a dare valore anche ai loro corpi o al loro fare che esula dalla scrittura. Ma è un processo ancora lento. È riuscito ad alcuni, in fondo pochi. Il sistema resta felicemente arcaico, e neppure il Game è riuscito a scalfirlo più di tanto. Non è solo una questione, credetemi, di profitto: in ballo c’è la capacità di dare valore a un intero gesto, il creare, invece che confinarlo dove avviene la sua contrazione in un oggetto, il libro. La questione può sembrare bizantina, ma è diventata invece molto reale e urgente da quando accanto al mondo reale si è ormeggiato il metaverso, l’oltremondo. Chimicamente più liquido, senza coordinate, libero e veloce, il metaverso è l’habitat ideale di organismi che nel mondo reale non hanno valore, cittadinanza, e nemmeno possibilità di sopravvivenza. Facile immaginare che interi cataloghi di oggetti migreranno da un parte all’altra, trovando, nel metaverso, un valore. Non tanto un profitto, ma un valore. In una diversa vegetazione mentale, sgorgata da un inedito ecosistema del gusto, lo stesso concetto di autore è destinato, lì, a sciogliersi, diventando quella galassia a cui, nel mondo reale, un certo sistema produttivo da industria pesante non riesce a fornire né una gestione né un reale valore. Ciò che nel primo mondo continua a essere valorizzato come una merce qualsiasi – la capacità, in vero rarissima, di generare mondi – nel metaverso è il materiale prezioso per eccellenza. Se c’è una terra promessa per quei disadattati che hanno universi in testa e poco talento per stare al mondo, il metaverso gliela promette. Non è escluso che mantenga la promessa.

Per questo, alla fine, mi chiedevo cosa avevo in mano, con quel codice sorgente di Novecento, e la risposta è stata: un tipico NFT. Leggero, elementare, ruvido, feticistico, immateriale. Tutti i tratti somatici di un NFT. Potevo farne un podcast, per dire, ma invece l’ho fatto migrare più drasticamente nell’oltremondo e l’impressione che ho avuto è stata che lo stavo portando a casa sua. Mi è parso che accadesse questo: ciò che era un non-oggetto privo di valore, se non per me, nell’oltremondo aveva l’aria di diventare un oggetto reale con un suo valore, anche per altri. Così ho speso la mia bella quota di energia assassina (alcune blockchain consumano un sacco di energia, è il loro grande tallone d’Achille ma anche la loro garanzia di sicurezza) e sono andato fino in fondo, coniando quel file, facendone un NFT e ora mettendolo all’asta. Tutto quello che accadrà sarà un modo di imparare.
Per ora trovo abbastanza elettrizzante che da stamattina, un paio di settimane da quando l’ho iniziata, la mia opera sia disponibile a tutto il mondo, senza alcun filtro, e senza che giri un solo euro.
Trovo affascinante il fatto che tra un mese venderò un solo esemplare di quell’opera, quello autentico, e su quell’unica operazione poggia l’intero valore economico della faccenda. Come business ha un design surrealista, quasi irresistibile.


Il resto lo capirò quando accadrà. E lo racconterò quando lo capirò. L’ho detto, non finirò mai di scriverlo, quel libro.

NUOVO LIMITE ALL’USO DEI CONTANTI

Nuovo limite dal 1° gennaio 2022  per la circolazione del contante che passa dai precedenti 1.999,99 euro a 999,99 euro.

Vanno presi in considerazione, come noto, i trasferimenti di denaro contante o assegni al portatore, per un importo superiore alla soglia indicata, effettuati a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, ovvero tra entità giuridiche distinte.

Non configurano trasferimenti tra soggetti diversi, e, pertanto, non richiedono la verifica dell’avvenuto superamento del limite previsto, i trasferimenti di denaro tra conti, libretti, depositi ecc. della stessa persona e neanche tra l’imprenditore individuale e la sua ditta, essendo pertanto ammessi spostamenti, conferimenti (o prelevamenti) in denaro contante anche superiori alla soglia prevista.

Dal 01.01.2022 si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 euro a 50.000 euro.

Resta inoltre ferma la specifica deroga prevista per i turisti stranieri, i quali, al ricorrere di specifiche condizioni, possono effettuare acquisti in contanti entro la soglia dei 15.000 euro. Vanno applicate specifiche modalità nel caso in cui uno straniero voglia pagare in contanti per cifre superiori a 1.000 euro: siete pregati di contattare lo studio in anticipo.

Trenta anni di iscrizione all’Albo Commercialisti

Era il 7 gennaio 1991 quando ho ricevuto l’iscrizione all’Albo dei Ragionieri e Periti Commerciali di Montepulciano, grazie all’Esame di Stato superato nel dicembre precedente. Quindi quest’anno “compio” 30 gli anni di professione! Un po’ di esperienza me la sono fatta e spero di aver soddisfatto anche i miei Clienti, che ringrazio per la fiducia riposta, come ringrazio tutti i collaboratori che hanno costruito insieme a me lo Studio.

Oggi l’albo si chiama Ordine Territoriale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ed è divenuto tutt’uno con quello di Siena, infinite sono le modifiche normative affrontate, tanti i corsi di aggiornamento frequentati e molti i problemi risolti ma sento che ancora non è possibile mollare e che è necessario ancora tanto impegno e dedizione per poter continuare a fare questo lavoro; non è il lavoro migliore del mondo, ma è il mio ed è giusto che continui ad affrontarlo con il massimo impegno per rispetto dei miei Clienti e di me stesso.

TOSCANA IN ZONA ARANCIONE

Da mercoledi 11 novembre.

Posso uscire dalla regione?
Nelle Regioni che rientrano nella fascia arancione sarà vietato ogni spostamento, in entrata e in uscita, salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza.

Posso spostarmi dal comune di residenza?
Sarà inoltre vietato ogni spostamento in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute o per situazioni di necessità.

Quali sono i limiti ai servizi di ristorazione?
Nella zone arancioni vengono sospese le attività di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, ad esclusione delle mense e del catering, con l’autorizzazione per tutti alle attività di ristorazione con consegna a domicilio.